Investire in commodity: cosa sono?


Le commodity sono uno degli strumenti finanziari in cui si può investire. Alcuni sono stati considerati, nel corso del tempo, dei beni in cui rifugiarsi in caso di crisi dei mercati. Ma cosa sono?

Il termine commodity fa riferimento a beni primari utilizzati nel commercio, e che sono interscambiabili con altre commodity del medesimo tipo. Le commodity comunemente scambiate sono l’oro, il legno, il gas naturale. Altri esempi comuni sono il ferro, il petrolio, il sale, lo zucchero, il te, il caffè, il rame, il riso, il grano, l’argento ed il platino. Principalmente, le commodity sono utilizzate come bene in ingresso in un processo produttivo per la creazione di altri beni o servizi, e la qualità di ognuna può differire anche ampiamente da una commodity all’altra, ma è abbastanza uniforme fra i vari produttori di una stessa materia prima. Durante il commercio o il loro scambio, devono anche avere determinati requisiti minimi.


Le commodity sono beni primari in virtù del fatto che sono state estratte direttamente dal loro sito naturale, e portate fino ad un minimo livello per la vendita in un mercato, senza valori aggiunti da parte produttore e, sebbene la qualità (come già detto sopra) possa differire anche grandemente fra i vari produttori di uno stesso bene, per definizione le commodity sono simili, a prescindere da chi le produce, fornendo un prezzo uguale ed equivalente alle materie prime dello stesso tipo, e rendendole del tutto intercambiabili. Un barile di petrolio è, fondamentalmente, il medesimo a prescindere da chi lo produce: provate a pensare la medesima cosa su un prodotto, ad esempio, del mondo dell’elettronica. Immaginare che un telefono Samsung sia uguale ad un iPhone solo perché entrambe rientrano nella categoria degli smartphone è assolutamente impossibile. Più di recente, invece, la definizione è stata ampliata per includere anche prodotti finanziari come indici e valute estere; inoltre l’avanzamento tecnologico ha portato alla creazione di nuove tipologie di commodity scambiate nei mercati, come minuti di conversazione telefonica e banda internet.

Le commodity più ampiamente commerciate hanno dei mercati ben stabiliti. Gli investitori comprano e vendono commodity tramite contratti futures che vengono scambiati, standardizzando la quantità e la qualità minima della commodity. Uno fra gli indici più utilizzati in questo settore è il Bloomberg Commodity Index, che raggruppa 22 prodotti quotati e, in questi giorni, sta toccando il minimo storico dal 2002. Il prezzo delle commodity può essere influenzato da diversi fattori. Andiamo a capire quale meccanismo ha portato al vertiginoso crollo del prezzo delle materie prime che si sta vedendo in questo periodo.

La costante crescita dei prezzi che si è conclusa nel 2008 per le materie prime (e pochi anni dopo per i metalli preziosi) ha portato ad un crescendo degli investimenti in questo settore. Tale incremento ha avuto l’effetto collaterale prevedibile di far aumentare a dismisura la produzione, proprio in virtù della facilità di guadagno vista dai produttori che – in alcuni casi – ha portato ad una sovrapproduzione delle materie prime, prime fra tutte oro e petrolio, che ora si riflettono sulle quotazione delle due commodity.

Ed il rallentamento della domanda ha avuto un’importanza non secondaria: la debole domanda di materie prime a livello globale, unita alla semistagnazione economica che si sta vedendo in Europa, ha contribuito a far crollare il prezzo. Se a questo scenario aggiungiamo il crescente valore del dollaro, è facile vedere come si possa avere una riduzione della domanda per le materie prime che, essendo commerciate globalmente, sono scambiate in valuta statunitense. In questo modo si ha il crollo dei costi di produzione in valuta locale, e favorito l’offerta da parte delle nazioni produttrici.

Come si può notare con questo attualissimo esempio, un insieme di fattori che possono essere positivi, se presi singolarmente, in congiuntura possono causare la rovina di un mercato come quello delle commodity, che fino ad ora era un mercato prevalentemente usato come “rifugio”, in Italia, da investimenti che non erano così redditizi.
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