Che qualcosa sia cambiato in seno alla BCE? Diremmo che, per lo meno nella retorica, si. Ma non solo. Le modalità comunicative di un istituto che fin’ora è sempre e comunque rimasto credibile agli occhi degli investitori sono state molto chiare e soprattutto in grado di creare aspettative, che se non dovessero essere rispettate (nel momento in cui dovessero verificarsi condizioni di pericolo future su cui si è discusso – inflazione bassa per lungo tempo che potrebbe muovere le aspettative di medio periodo, per ora ancora buone, stagnazione e disoccupazione permanenti) potrebbero portare a gravi conseguenza sulla reputazione della BCE e soprattutto sugli sviluppi reali dell’economia.

Quantitative Easing: sogno o son desto?


Nelle ultime riflessioni che hanno riguardato l’operato della BCE ed i suoi potenziali interventi al fine di migliorare una situazione economica non proprio rosea (per utilizzare un eufemismo) abbiamo sostenuto, neanche troppo velatamente (anche qui utilizziamo la figura retorica appena vista), che tagli di tassi senza un’implementazione di un Quantitative Easing non sarebbero probabilmente stati sufficienti a cambiare granché.
Di fronte infatti ad un’inflazione in calo (leggasi disinflazione) ed a una situazione del mercato del lavoro come quella attuale, ridurre i tassi di riferimento, fossero anche quelli sui depositi, avrebbe potuto non portare ad effetti concreti in grado di spostare l’equilibrio economico. Ieri, la sorpresa. Non ci speravamo e non ci credevamo quando l’abbiamo sentito, ma Mario Draghi ha parlato di Quantitative Easing, evidenziando come questa soluzione straordinaria è stata presa seriamente in considerazione del consiglio direttivo che la va ad includere ufficialmente all’interno di quelle potenziali mosse non convenzionali che si potrebbero mettere in atto una volta che le misure convenzionali fossero esaurite, cosa non ancora avvenuta e che significa che potremmo assistere ad un taglio del tasso di rifinanziamento principale (a questo punto consiglieremmo un corridoio stile Usa tra 0% e 0.25% e non un taglio di 10 o 15 punti base) e ad un taglio sui tassi di deposito. Un quantitative easing che sarebbe diverso da quello americano (e che se dovesse essere il caso andrà valutato molto bene nelle sue modalità di esecuzione) a causa del fatto che si dovrebbe passare completamente dal mondo bancario anziché avere effetti diretti sui mercati finanziari e sui prezzi delle diverse asset class. Sembra si sia data finalmente importanza a questa breve frase che si trova tra gli obiettivi della politica monetaria dell’istituto dei Francoforte “Without prejudice to the objective of price stability", the Eurosystem shall also "support the general economic policies in the Union with a view to contributing to the achievement of the objectives of the Union". These include inter alia "full employment" and "balanced economic growth”. L’euro ha reagito andando a scontare la possibilità di assistere ad ulteriori futuri tagli di tassi ma, data la sua forza intrinseca rispetto al dollaro, non ci stupirebbe se nei prossimi giorni tentasse di risalire. Seguiremo come sempre i livelli tecnici per decidere la nostra operatività.


Chiudiamo in bellezza: NFP


Dopo la volatilità bidirezionale di ieri (in partenza dei movimenti), che ha interessato soltanto la moneta unica europea, oggi verranno pubblicati i primi dati sul mercato del lavoro americano post insediamento della Yellen e contestuale cambiamento della forward guidance della Fed. Le rilevazioni sul tasso di disoccupazione e sui Non Farm Payrolls potrebbero portare (e crediamo proprio che lo faranno), dei forti aumenti di volatilità sul fronte generale del dollaro, con le borse a stelle e strisce che potrebbero reagire in maniera importante. Le attese si muovono intorno ai 200k posti di lavoro creati, che verranno guardati con molta più attenzione rispetto al tassi di disoccupazione.
Questo, a nostro parere, per due motivi; il primo, ed in assoluto più importante agli occhi dei più, deriva dal fatto che la soglia del 6.5% è stata tolta dagli statement del FOMC, la seconda e più importante a nostro parere invece, dal fatto che molti hanno capito che attualmente non è un dato rappresentativo della realtà (formula di calcolo), cosa indirettamente confermata dalla Fed che ha deciso di toglierlo dai propri statement. Un buon dato, visto che le aspettative su modifiche alla politica monetaria della Fed sono abbastanza ben ancorate, potrebbe portare a salite di dollaro e di borse, così come un dato brutto potrebbe, inizialmente portare a discese di biglietto verde ed indici, per poi eventualmente valutare la possibilità di ripartire se dovessero formarsi delle aspettative di potenziale interruzione delle dismissioni di acquisti di asset (tapering) che lascerebbero ancora 55 miliardi di liquidità a sostegno dei mercati finanziari che continuerebbero ad offrire rendimenti potenziali superiori alle medie offerte dalle diverse curve dei tassi.



QUADRO TECNICO


EurUsd: dopo la forte discesa in concomitanza della conferenza stampa di Draghi, l’euro ha raggiunto quota 1.3700 ed ora sta consolidando sopra quest’area e sotto la media a 21 oraria. Qui si potrebbero ipotizzare degli acquisti di dollaro americano in limit, con l’idea che se dovessimo assistere a rotture ribassiste dell’area passante per 1.3685 il mercato potrebbe tentare degli approfondimenti verso 1.3660 ed in estensione 40, dove potremmo valutare eventuali frenate dei prezzi con comunque la possibilità di valutare, se dovessimo trovarci all’interno di questo scenario, di mantenere una parte di posizione per provare a rimanere all’interno di eventuali discese importati, considerando il fatto che verranno rilasciati anche i NFP che, come visto, se dovessero risultare positivi potrebbero supportare ulteriormente il green back. In caso di ritorno sopra area 1.3735 potremmo assistere a tentativi di ripartenza verso la più importante area di resistenza passante per 1.3755/60, oltre la quale il mercato potrebbe essere pronto a ripartenza verso 38 figura.

UsdJpy: rimaniamo in una situazione di potenziale rounding top di brevissimo periodo, con la possibilità di assistere a due evoluzioni dello scenario: la prima vede dei tentativi di discesa, sui quali comunque non pensiamo di lavorare in maniera impulsiva, che potrebbero accompagnare i prezzi verso aree di supporto che si sviluppano tra 103.55 e 103.70, dove eventualmente, seguendo l’andamento dello stocastico, potremmo pensare di valutare acquisti di dollaro americano, tenendo conto che un ritorno sotto 103.40 potrebbe lasciare spazio a tentativi di estensione verso 103.10 e 102.90. Una ripartenza diretta sopra i massimi invece (seconda evoluzione), potrebbe lasciare spazio ad approfondimenti rialzisti pari all’altezza dell’ultima congestione formatasi (tra 103. ¾ e 104.10) con primi target dunque intorno a 45/50 ed eventuali estensioni verso i massimi precedenti passanti tra 104.85 e 104.90.

EurJpy: buona discesa seppur non pronunciata secondo i livelli di volatilità del cross, dato il fatto che il UsdJpy è rimasto fermo sui top di breve periodo mentre l’EurUsd scendeva. Siamo di fronte a prezzi che potrebbero tentare degli approfondimenti verso i minimi di stanotte, che se non dovessero tenere potrebbero lasciare spazio ad approfondimenti verso 14142 figura ed in estensione 141.75, livelli sui quali si potrebbe eventualmente valutare una divergenza rialzista sullo stocastico orario (qui passa anche la media a 100 a 4 ore). Delle ripartenze sopra 142.50 potrebbero far partire tentativi di aggressione di area 142 ¾ / 142.85, la più importante zona di resistenza oltre la quale potrebbe essere possibile valutare accelerazioni verso 143 ¼.

GbpUsd: discesa importante sul dato sugli acquisti dei direttori degli acquisti del terziario (57.6 vs 58.2) che ci conferma come la sterlina sia l’unica valuta a reagire continuamente a dati che non riguardano occupazione ed inflazione (continuiamo a lanciare warning sull’argomento già dagli ultimi mesi dello scorso anno). Siamo ora in una situazione tecnica simile a quella vista sull’euro, con i prezzi che stanno consolidando sotto la media a 21 oraria e sotto le aree statiche di resistenza di breve periodo, passanti tra 1.6600 e 1.6610. Un avvicinamento a questa zona potrebbe far valutare acquisti di dollaro in limit dato il buon risk reward fornito dall’impostazione, tenendo conto che un superamento rialzista di area 1.6620/25 potrebbe lasciare spazio al raggiungimento degli ultimi massimi compiuti dai prezzi (che sposerebbero un’eventuale tentativo di ripartenza che andremo a valutare su un 4 ore, per cercare di comprendere se la sporca bandiera di potenziale continuazione che potrebbe essere in formazione sia stata effettivamente formata e rotta a rialzo. Approfondimenti diretti sotto area 1.6575 (da valutare operativamente, per chi fosse più prudente, sotto gli ultimi minimi toccati dai prezzi in area 65 (con una tolleranza di una decina di pips), potrebbero accompagnare le quotazioni verso 1.6550 ed eventualmente 1.6530.

AudUsd: dollaro australiano che rimane ancora intrappolato all’interno di una situazione laterale che si sta muovendo tra 0.9200 e 0.9250 e che potrebbe lasciare spazio a tentativi di rottura dei confini di supporto e di resistenza rappresentati rispettivamente da 0.9190 e 0.9260. Tra i due potenziali scenari di rottura preferiamo quello rialzista e non escludiamo che in caso di discesa dei prezzi verso i supporti, essi possano o tenere direttamente o lasciare spazio a veloci rotture che potrebbero rientrare prima di aver superato area 0.9150/75, dove potrebbe intervenire la media a 100 a 4 ore e la parte bassa di una possibile bandiera rialzista (anche qui sporca) a supporto delle quotazioni.


Articolo redatto da Matteo Paganini
Chief Analyst DailyFX
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