Gli studi di settore nel 2013


Gli studi di settore, elaborati dall'agenzia delle Entrate anche nel 2013 mediante analisi economiche e tecniche statistico-matematiche, consentono di stimare i ricavi o i compensi che possono essere attribuiti al contribuente. Gli studi di settore attivi nel 2013 terranno però conto della situazione di crisi. Per tutti i 205 studi di settore, che vengono applicati su una platea di circa 3,5 milioni di lavoratori autonomi e di piccole imprese, sono infatti previsti i correttivi congiunturali di settore.


Gli studi di settore attivi nel 2013 individuano, a tal fine, le relazioni esistenti tra le variabili strutturali e contabili delle imprese e dei lavoratori autonomi con riferimento al settore economico di appartenenza, ai processi produttivi utilizzati, all’organizzazione, ai prodotti e servizi oggetto dell’attività, alla localizzazione geografica e agli altri elementi significativi (ad esempio area di vendita, andamento della domanda, livello dei prezzi, concorrenza, ecc.).



Gli esempi concreti riguardanti le correzioni legate alla crisi rendono molto bene la portata di questa novità. Per quanto riguarda un'autofficina, ipotizzando 105.959 euro di ricavi dichiarati, sia per l'anno di imposta 2011 che per il 2012, il fisco pretende quest'anno 361 euro in meno, mentre l'anno scorso ha chiesto 3.821 euro in più.

Ad un installatore impianti elettrici con 123.219 euro di ricavi dichiarati in entrambi gli anni di imposta presi in considerazione, l'Amministrazione chiede 12.312 euro di ricavi in meno per l'anno di imposta 2012, mentre nel 2011 ha ottenuto 5.554 euro in più. 

Gli studi di settore sono utilizzati dal contribuente per verificare, in fase dichiarativa, il posizionamento rispetto alla congruità (il contribuente è congruo se i ricavi o i compensi dichiarati sono uguali o superiori a quelli stimati dallo studio, tenuto conto delle risultanze derivanti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica) e alla coerenza (la coerenza misura il comportamento del contribuente rispetto ai valori di indicatori economici predeterminati, per ciascuna attività, dallo studio di settore), e dall’Amministrazione finanziaria quale ausilio all’attività di controllo.


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