Shock turchia: tassi al 12%



Ennesimo intervento di una banca centrale per arginare gli effetti sull’economia reale derivanti dai tassi di cambio. Dopo settimane e mesi di svalutazione continua della lira turca, in una riunione straordinaria, il board della Banca Centrale Turca ha deciso di innalzare il costo del denaro, e non di poco.

Tassi dal 7.75% al 12.00%

Un rialzo di 425 punti base per il tasso di riferimento principale per il sistema interbancario, al fine di far terminare le speculazioni che da metà maggio in avanti hanno colpito la divisa turca a causa dell’incertezza sulle future politiche monetarie delle diverse banche centrali mondiali impegnate a combattere le decelerazioni delle proprie economie che ha portato l’inflazione ad allontanarsi molto dal target prestabilito del 5%.

Con una lettera aperta al governo, dove si vanno a spiegare i motivi di tale decisione, si è portato il costo del denaro al 12% ed il tasso repo a 1 settimana dal 4.5% al 10%. Le motivazioni sono da ritrovarsi in un tasso di inflazione che ha raggiunto il 7.40% alla fine del 2013 (9.7% se consideriamo le pressioni sui beni alimentari) a causa dell’eccessivo deprezzamento della lira turca sia contro euro che contro dollaro, dovuto a deflussi importanti di capitali dal Paese, aggravati oltre che dalle motivazioni macroeconomiche derivanti dall’incertezza sulle politiche monetarie globali anche dalla situazione politica delicata che conosciamo. Per i non addetti ai lavori, cosa significa una mossa del genere? Innalzare il tasso di riferimento al 12% significa aumentare il costo della speculazione contro la lira turca in quanto chi dovesse vendere la lira andrebbe a pagare un 12% annuo ed, al contempo, significa incentivare investitori a credere nel Paese, che offrirà un tasso di interesse maggiore rispetto al precedente sulle obbligazioni rilasciate dal governo. Sul fronte interbancario invece, un aumento del tasso repo si muove nella direzione di diminuire la quantità di moneta in circolazione, al fine di contenere le pressioni inflazionistiche difendendo il potere d’acquisto della divisa. Se ci si fosse mossi al contrario per intenderci, le banche commerciali avrebbero potuto vendere a pronti i titoli che detenevano in portafoglio ottenendo denaro cash per poi riacquistarli ad un tasso inferiore del precedente, il che avrebbe aumentato la quantità di denaro in circolazione. Così facendo invece, si disincentiva un discorso del genere. Gli effetti sul cambio sono stati importanti, ma non quanto ci si potesse aspettare, con un recupero di circa il 4% sull’euro e sul dollaro, meno del 6% che ha preceduto il recupero avvenuto dai minimio storici nei giorni scorsi. Operativamente occorrerà valutare attentamente qualsiasi pull back delle resistenze, per curare possibilità di vendita di EurTry e UsdTry, in scia alla decisione di voler rafforzare la propria divisa da parte della CBRT.




Stasera Federal Reserve


Le attese vedono un ulteriore potenziale taglio di acquisti da 10 miliardi. Disegnare degli scenari risulta difficile, anche se l’idea che il tasso di disoccupazione arrivato al 6.7% (molto vicino alla soglia del 6.5% curata dalla Fed), pur non essendo veritiero (chi segue le nostre analisi sa a cosa ci riferiamo) potrebbe comunque far propendere per un potenziale taglio degli acquisti, che potrebbe però non avere effetti depressivi sui listini, per lo meno una volta che la potenziale prima reazione di discesa dovesse assorbirsi. L’ultima volta, di fronte al taglio, le borse sono scese per poi ripartire in maniera importante. L’ora delle borse potrebbe anche essere arrivata, ma fino a che non scenderemo almeno sotto a 1,730.00 non saremo pronti a considerarla sul medio periodo, nel frattempo ci concentreremo su livelli più vicini che ci fanno ipotizzare tentativi di risalita nel caso in cui i prezzi dovessero riportarsi sopra 1,820.00 o di nuove discese in caso di ripartenze sotto 1,790.00



QUADRO TECNICO


EurUsd: supporti tra 1.3625 e 1.3650 dove pensare a potenziali acquisti di euro, con l’idea che discese sotto 1.3615 potrebbero lasciare spazio verso 1.3585, mentre in caso di ripartenza oltre 1.3690 il mercato potrebbe ripuntare i massimi, con primi livelli di potenziali resistenze passanti per 1.3710, che se superato potrebbe lasciare spazio verso 1.3740.

UsdJpy: ampio canale di correzione per il cambio, con un 4 ore che mostra buone resistenze passanti tra 103.50 e 103.80, area su cui vale la pena curare la possibile frenata dei prezzi per valutare acquisti di yen, tenendo conto che un superamento rialzista di 103.95 potrebbe portare a tentativi di ripresa verso 104.40. Una discesa sotto 102.85 diviene a nostro parere necessaria per valutare discese verso 102.50 ed in estensione 102.30.

EurJpy: situazione simile al UsdJpy sul cross, con un 4 ore che mostra potenziali resistenze passanti tra 141.50 e 75, con area di reverse su 142.15 con prime resistenze a 142.40, pur non essendo la situazione tecnica migliore sulla quale lavorare.

GbpUsd: buona reazione dopo la pubblicazione del Pil a 2.8% come da aspettative. Ora ci troviamo sopra le medie orarie impostate ancora a rialzo di fronte ad una contrazione di volatilità dopo una bella divergenza ribassista oraria formatasi ieri mattina. L’idea di attendere i prezzi sui supporti passanti per 1.6560 per ipotizzare degli acquisti tenendo conto che un approfondimento sotto 1.6545 potrebbe lasciare spazio a discese verso la figura (da considerare sotto 1.6535) non ci sembra malvagia (anche qui però il R/R non è ottimale per la giornata di oggi).

AudUsd: australiano su zone di resistenza a 4 ore e su supporti orari, il che permette di valutare acquisti di breve termine se visitata l’area di 0.8760 con idee di reverse delle posizioni in caso di sfondamento ribassista di 0.8740. Dovessimo assistere a salite dirette, sarà importante valutare come ci avvicineremo a 0.8850, parte alta del canale rialzista orario e media a 100 a 4 ore.

Articolo redatto da Matteo Paganini
Chief Analyst DailyFX
Forex Capital Markets FXCM
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