Commissioni sui fondi: oscillazioni e sconti, ecco perchè e come pesano sui rendimenti


Che i fondi comuni siano dei buoni prodotti d'investimento è noto, ma ciò che ne riduce la convenienza e la possibilità di generare un profitto per i risparmiatori sono i costi di distribuzione.

Da quanto, a luglio 2012, è entrata in vigore la direttiva UCITS IV, è obbligatorio per i gestori di fondi armonizzati produrre e consegnare agli investitori il cosiddetto KIID, ovvero il Key Investor Information Document, un documento che va ad aiutare l’investitore nella scelta dello strumento finanziario in cui investire, e che include informazioni quali i dati identificativi del fondo, il nome della SGR, gli obiettivi e la politica di investimento del fondo, i profili di rischio e rendimento, le spese, i risultati ottenuti in passato e alcune informazioni pratiche.

Come leggere il documento con le commissioni


Chiarezza e schematicità del documento agevolano sicuramente la comprensione di quanto esposto, ma ciò che si deve andare soprattutto ad esaminare sono le spese, indicate come valori massimi previsti per il fondo, ai quali possono essere applicate degli sconti da parte dei promotori finanziari o dei collocatori per quanto riguarda le commissioni in ingresso ed uscita. Le spese del KIID si dividono in spese una tantum (le commissioni di rimborso e sottoscrizione), spese annuali (come le spese correnti, ovvero le spese di gestione) e spese prelevate dal fondo in alcune casistiche (come ad esempio le commissioni di performance, poco applicate in Italia).

Nella sezione relativa alle spese viene spiegato che le spese vengono utilizzate per coprire i costi di gestione del fondo, ma non si parla del peso delle commissioni di retrocessione alle reti di distribuzioni rispetto al totale commissionale, in quanto Assogestioni ha giudicato tale dato come non significativo.  Per Assogestioni, dunque, comunicare quale percentuale delle commissioni venga retrocessa al distributore – e che, per inciso, è unicamente a carico del risparmiatore – non è rilevante, nemmeno se in Italia la quota riservata ad un promotore od una banca è pari all’80% del costo del fondo d’investimento.


I profili commissionali dei fondi di investimento: un esempio pratico.


Per comprendere meglio la logica di quanto detto, basta esaminare il KIID del fondo Blackrock Euro Bond Fund, distribuito in Italia solo tramite promotori e banche. Per questo fondo esistono ben sette KIID, ognuno dei quali corrisponde a sette diverse classi commissionali, ovvero ben sette diversi prezzi a cui vendere il fondo: X2, E5, A2, D2, E2, B2 e C2.


I profili commissionali vanno dallo 0 al 5% di commissioni di sottoscrizione e, quando queste non sono presenti, si oscilla dall’1 al 4% delle spese di uscita dal fondo, e da uno 0,06 al 2,22% di spese di gestione.  Chiaramente nel KIID viene indicato che i costi possono incidere negativamente sulla performance finale del fondo stesso, quindi consideriamo il caso peggiore fra tutti: investimento di € 20.000 per tre anni nel medesimo fondo, pagamento delle commissioni massime in ingresso, uscita e di gestione; rendimento pari al 7% nel primo anno, 2% nel secondo e al 5% per il terzo anno, e reinvestimento dei rendimenti nel medesimo fondo.
Il primo anno l’investimento sarà del 7%, ma – qualora l’investitore sia in classe A2, saranno applicate commissioni d’ingresso del 5% e di gestione dello 0,95, con un guadagno dell’1,05%. Al terzo anno, invece, un investitore in classe B2 avrebbe si un rendimento del 5%, ma grazie ad una commissione d’uscita del 4% ed una commissione annua di gestione dell’1,97% si otterrebbe un rendimento negativo!
Da qui è chiaro come la classe X2 sia la classe istituzionale o “all’ingrosso”, destinata unicamente ai top player del mercato, e che lo 0,06% di commissioni annue siano il costo di produzione reale del fondo, ovvero il minimo al quale la SGR intende piazzare il fondo. Le classi di distribuzione, invece, sono 7: una che è quella realizzata per i gli investitori istituzionali, mentre altre sei realizzate per diverse reti di distribuzione che lo richiedevano e che hanno la massima discrezionalità sul profilo commissionale da applicare ai propri clienti, consentendosi così di gestire un determinato margine di sconto commissionale.
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