Disoccupazione in Italia 2013


L’Italia è stata duramente colpita dalla crisi che ha comportato un notevole aumento della disoccupazione. Il prodotto interno lordo italiano è diminuito fortemente nel 2009, l’anno che ha coinciso con il culmine della crisi. Dopo una breve ripresa, il PIL italiano è tornato a scendere nel 2012, cui dovrebbe fare seguito un livello pressoché invariato nel 2013. Sul fronte del lavoro, dopo un temporaneo miglioramento all’inizio del 2011, il tasso di disoccupazione ha registrato un nuovo aumento, superando il 10% nel mese di maggio 2012. Si prevede che la disoccupazione continuerà a crescere anche nel 2013.

 Previsioni per il 2013 2014
La Commissione Ue non usa mezzi termini per spiegare che l’Italia è in profonda recessione e che il tasso di disoccupazione stabilirà un record nel 2014, con il 12% circa di persone senza lavoro. 
La debolezza è stata confermata dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Durante una lectio magistralis all'Università di Firenze, il numero uno di via Nazionale ha ribadito che il 2013 "sarà un anno ancora difficile", con una "ripresa lenta e difficile" nel secondo semestre e nel quale solo "un disegno organico di riforma" potrà portare "guadagni di competitività".

La disoccupazione colpisce con violenza i giovani
Il costo occupazionale della crisi non è distribuito in modo uniforme. Sono stati soprattutto i giovani e i lavoratori meno qualificati a perdere il lavoro. Il tasso di disoccupazione di lungo periodo, un indicatore particolarmente adatto a descrivere le difficoltà del mercato del lavoro, è aumentato in modo violento tra i giovani. Pur in misura più contenuta rispetto ai giovani e ai lavoratori con basse qualifiche, la disoccupazione di lungo periodo è aumentata anche per gli uomini tra i 25 e i 54 anni. I fattori che concorrono a spiegare perché la crisi abbia colpito soprattutto i giovani sono numerosi. Innanzitutto, i nuovi arrivati nel mercato del lavoro mancano di esperienza. Questo fattore di svantaggio è ancora più penalizzante quando si manifesta in un periodo di crisi dell’ampiezza di quella attuale. In secondo luogo, i giovani italiani sono spesso occupati con contratti atipici – in particolare contratti a termine e le altre forme di lavoro relativamente più precario. Ciò spiega perché i giovani sono anche i primi a perdere il lavoro quando le condizioni economiche peggiorano.

Meno problemi per i lavoratori qualificati
La disoccupazione è rimasta relativamente più stabile tra le donne e i lavoratori meglio qualificati. Nel confronto con la media OCSE, in Italia l’aumento del tasso di disoccupazione di lungo periodo è stato più marcato e distribuito in modo più ineguale tra categorie socio-demografiche.
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